Il Grande Mostro si presenta!!!

Nostra nota:

Tutto bello e scintillante,ma non si parla d’altro.Ma disagi e inquinamento zero?

Alla scoperta di Westfield. Per due giorni siamo stati a Londra per conoscere a fondo i segreti del colosso australiano (35 insediamenti negli Stati Uniti e nel Regno Unito) e parlare con i vertici della società, pronta a sbarcare a Segrate con quello che diventerà il più grande centro commerciale d’Europa. C’è stata data la possibilità di visitare le due strutture londinesi e comprendere così più nel dettaglio quale sia la politica imprenditoriale del gruppo. Il suo obiettivo è quello di creare una città nella città, con esercizi commerciali, ristorazione, ma anche divertimenti e svaghi per i bambini e le famiglie. Ma perché Westfield ha deciso di aprire un suo punto proprio a Segrate? A spiegarcelo è John Burton, responsabile dello sviluppo: «Tutto nasce grazie all’imprenditore Antonio Percassi che ha creato la prima opportunità. Nel periodo di maggiore crisi ha intravisto la necessità di fare qualcosa di grande. Lui ha convinto i politici dell’opportunità, a quel punto era necessario capire come realizzarla. Percassi ha quindi pensato a noi. E noi abbiamo visto in lui la persona che conosceva il territorio, gli uomini, le realtà ed esigenze commerciali locali. Senza Percassi non ce l’avremmo mai fatta.
Milano è una città all’avanguardia, in crescita e in constante movimento, e questo ci ha convinto subito. Detto questo abbiamo dovuto studiare bene quali infrastrutture ci sono, la popolazione, chi vive nella zona e così via. Non esiste un progetto simile in Europa e non ci sono grandi centri di qualità in Italia. Conosciamo i centri commerciali della zona, ma quello che propone Westfield è diverso poiché non siamo in competiamo con quelli già esistenti. Offriamo infatti un’esperienza differente». Per quanto riguarda i cosiddetti numeri, eccoli: l’investimento in tre anni, dalla posa della prima pietra all’apertura del centro, è di circa 1,4 miliardi di euro; ogni anno saranno previsti circa 25 milioni di visitatori, i posti di lavoro saranno intorno ai 44mila (27mila per la fase costruttiva, 17mila all’apertura); la superficie sarà di 185mila metri quadrati e ospiterà 380 negozi, di cui una cinquantina di marchi di lusso: i lavori prenderanno il via entro marzo 2018 e il cosiddetto taglio del nastro è previsto per la fine del 2020. Certo, la paura che Segrate possa essere stravolta è comprensibile, ma le parole dell’ex ambasciatore Mike Rann tendono a rassicurare: «Westfield è conosciuta per essere un’azienda ad altissima integrità. Non ne ho mai sentito parlare male. Il centro costruito ad Adelaide ha rigenerato la zona in cui si trova. Lì hanno poi deciso di costruire una piscina olimpionica e l’università ha voluto ampliare la sua struttura». Il centro avrà un design ultramoderno. «Abbiamo contattato Antonio Citterio, ma non è il solo», conferma Burton, «Chiederemo anche ad altri architetti di prestare i loro servizi. Il Village, la zona che ospiterà i brand di lusso, è quello che renderà diverso Westfield. Bisogna quindi tenere in considerazione le esigenze e i desideri dei commercianti coinvolti. Tutti i negozi diranno la loro. Il progetto finale verrà man mano rifinito. Niente è deciso a priori. Possiamo comunque già affermare che i nostri architetti penseranno alla struttura nel suo complesso, mentre quelli locali si occuperanno degli allestimenti interni. In ogni caso vogliamo una costruzione all’avanguardia. L’edificio finale deve essere flessibile e adattabile. Westfield Milano dovrà vivere nella città di Segrate. I più grandi investimenti in futuro saranno sull’ambiente e sul riciclo». Siamo abituati a pensare a Westfield come a una specie di fabbrica del Duomo. Invece Fabrizio Zichichi, manager dello sviluppo Westfield Milano, ci sorprende: «Dal 2009, anno in cui è stato firmato il primo accordo di programma, direi che sono stati fatti passi in avanti, molto più velocemente rispetto ad altri grandi progetti di sviluppo che ruotano intorno a Milano, a Roma o in altre grandi città. Dal 2013/14 Westfield è entrato a pieno titolo nel progetto e ora siamo nel 2017: direi che tre anni, da questo punto di vista, sono anche molto brevi rispetto a quello che è un programma di rigenerazione di questo tipo. Mi pare di poter affermare che siamo arrivati a buon punto: il permesso di costruire rappresenta, infatti, l’ultimo step autorizzativo in Italia affinché il progetto possa andare definitivamente in cantiere». A questo punto non resta che attendere il nuovo anno per vedere partire i lavori.